La Briscola

di Massimiliano Renaud

Un violento scossone, il buio spezzato da uno spiraglio di luce e, nella semioscurità, qualcuno si sveglia e inizia a urlare.
«Tutti pronti! Stanno aprendo il cassetto, forse questa è la volta buona! Speriamo soltanto che non prendano ancora quel maledetto mazzo da ramino!»
«Sento il tintinnino dei braccialetti di Lucia che si avvicinano. Dai, tesoro, scegli noi! È da troppo tempo che siamo stretti in questa scatoletta rossa dentro questo dannato mobile!»
Dopo pochi istanti, i nostri quaranta eroi spiccano il volo e senza nemmeno toccar terra vengono rovesciati sul campo di battaglia. Ci siamo!
Una rapida mescolata e i primi dodici soldati vengono divisi in quattro gruppi da tre e spediti al fronte.
Partite le prime truppe, solo una carta resta scoperta in tavola: è il 4 di bastoni.
Il programma della serata è chiaro fin da subito, questa sera non sarà uno sbarazzino, ma una briscola all’ultimo sangue.
Un fremito di terrore e sconforto attraversa le plastificate: nessuno può sopportare quel ceppo arrogante e ora lui, pressato fra gli altri più o meno a metà mazzo, gongola al pensiero di essere la carta più potente.
In mano a Lucia ci sono il 3 di spade, il fante di bastoni e un anonimo 6 di denari che resta zitto in un angolino.

Il fante si scosta il pennacchio dalla faccia e attacca:
«Allora triplo Excalibur, è andata male oggi eh? Chi è la briscola adesso, eh? Chi è il più forte qui? Su, rispondi dai!»
«Finiscila fantoccio e goditi il tuo attimo di gloria, quando la mia famiglia sarà al potere verrai fatto a fettine insieme a tutti i tuoi stupidi amici nodosi!»
«Sogna pure, lametta da barba, ma intanto oggi qui voleranno sonore bastonate!»
In mano a Paolo due lisci di bassissima lega e il re di coppe, che si gusta un goccetto di quello buono nel suo calice verdeoro.
Il terzetto tra le dita di Manuela è composto dal cavallo di denari, l’asso di denari e un’inutile liscia di coppe.
Giorgio ha il re di bastoni con il suo mantello rosso, la sua clava e un sorrisino ebete provocato dal temporaneo potere di cui gode, e due 7 che parlano del fatto che alla fine, la vita da prime delle svestite non è male, in cinque ti schiacciano ma in quattro ti rispettano e, ogni tanto, qualche soddisfazione te la togli.
Dopo che gli occhi concentrati degli umani hanno studiato per l’ultima volta i soldati stretti tra pollice, indice e medio, la battaglia ha inizio.
Il primo a scendere è il 6 di denari che, cadendo, saluta timidamente i suoi rissosi compagni. Dalla mano di Paolo scende un 4, il cavallo di denari freme tra le mani di Manuela perché sa che probabilmente sarà lui a dover andare sopra il 6. Un attimo dopo, infatti, sta già volteggiando verso il tavolo di legno. I due 7 si separano con un cenno di saluto e la prima mano termina con il cavaliere esultante per i primi tre punti messi a segno.
Alla seconda mano il 6 di bastoni si butta a capofitto sopra il re di spade e un carico da dieci racimolando un ottimo bottino di diciassette punti.
Al terzo turno, una scena struggente: la Pita (Asso di denari) si commuove nel vedere il suo figlio prediletto, il 2, che con i suoi occhioni vispi e dorati scende per primo al centro del campo di battaglia, seguito da un carico e da un 5.
Poi, un brivido gelido le attraversa corpo e ali quando si rende conto che sarà proprio lei a doverlo strozzare. Distrutta dal rimorso ma obbligata da regole severe e ineluttabili si lancia sulla sua stessa prole, lo guarda negli occhi un attimo prima di planargli addosso e gli sussurra a becco stretto:
«Mi dispiace, tesoro, ma sono ventidue punti e non posso farci niente, questa è guerra.»

Alla mano successiva, si assiste a una tragedia: il fante di denari sente odore di fumo e inizia a sbraitare.
«Giorgio! Cazzo, Giorgio smettila di bere e stai attento a quella maledetta sigaretta, mi stai bruciando il vestito! Giorgio! Giorgio!»
Ma ormai è troppo tardi, il destino del povero fante è ormai scritto: come tutti gli altri segnati anche il fante di denari sarà sostituito da un soldato proveniente da qualche vecchio mazzo in disuso e poi gettato nella bocca dell’inferno, che arde all’angolo del salotto di fronte al divano.
Giunti ormai a metà contesa, fra le mani di Lucia finalmente arriva lui, il prototipo della boria, l’antipatia fatta carta, il più odiato fra le piacentine: l’asso di bastoni.
Appena pescato si ritrova tra il cinque della sua stessa razza e quell’altro bel caratterino dell’angioletto.
Vedendosi al fianco di un membro della sua casata, decide di chiarire subito le gerarchie e fissando dall’alto in basso il malcapitato 5 gli si rivolge con disprezzo: «Fatti in là mezza calzetta, adesso qui comando io!»
«Ma io… cioè ma tu… sì insomma, ma noi… siamo della stessa famiglia, perché mi tratti come un nemico?»
«Zitto insetto, spera di racimolare cinque o sei stupidi punticini e non rivolgermi più la parola! Quanto a te, putto con la spada, smetti di fissarmi in quel modo o tu e la tua chioma da hippy farete una brutta fine!»
«Ma smetti di ciarlare, scarto di albero di Natale, ricordati che in questa guerra il potere dura poco. E poi, in mano a questa buona a nulla, potresti anche finire a raccogliere due punti di elemosina!»
Il gradasso accusa il colpo e si incupisce, sa bene che il suo collega alato ha ragione: la sua padrona temporanea è simpatica e bella, ma per la briscola è negata.
I due giri successivi scorrono anonimi e vedono coinvolti per lo più gregari che si scannano per poche briciole. In giro si vedono solo una briscola svestita e il cavallo che va e viene in un secondo senza degnare nessuno di uno sguardo, dando per tutto il tempo le spalle a nemici e compagni. E poi, c’è il caso umano anzi, cartiano: il 2 di bastoni. Un depresso cronico che passa le sue giornate piangendo a causa dello spropositato complesso d’inferiorità di cui soffre. Non riesce a sopportare il fatto che anche quando sono i bastoni a comandare, al massimo viene usato da fermino per non far strozzare, e in vita sua, non ricorda di aver mai catturato un carico.
Ora, restano solo quattro carte da pescare e la contesa si sta per decidere.
Paolo butta il 2 di spade che ha la faccia di un condannato sul patibolo, Lucia strozza con l’angelo che parte però poco convinto, sa bene che dopo di lui arriveranno nemici agguerriti a tentare di tarpargli le ali.
Scende il primo nemico ed è un fante, ma non di briscola. Negli occhi del cherubino si accende la speranza. Ma l’ombra incombente di tre legni tenuti insieme da un nastro rosso e azzurro oscura l’orizzonte e il braccio destro dell’insopportabile tiranno porta alla sua fazione venticinque punti.
Dopo l’ultima pescata le coppie contano i punti, gli uomini si scambiano un gesto di dita carpito dal re di denari: sono a cinquantuno.
Le carte in mano si contano fra loro grazie a un rapido passaparola:
«Miseri plebei, sono rimasto solo, al mio fianco vedo solo carte inutili» sbotta l’insopportabile asso di briscola. Undici punti.
«Con me c’è un re completamente brillo che sostiene di esser qui fin dalla prima mano» annuncia il bruciacchiato fante di denari. Sei punti.
Il 4 di bastoni accompagna il 6 di spade e il 2 di coppe in mano a Manuela.
La briscolina riesce ad emettere soltanto un sussurro laconico: «Non abbiamo scampo, saremo tutti macellati.» Zero punti.
Il re di denari, infine, rende noto che oltre a lui, l’unico a far punti è il 3 della sua stessa casata. Quattordici punti.
Restano in tutto trentuno punti da giocare. Il fante di denari, che sa fare di conto, annuncia ai superstiti che le signore sono a trentotto punti e hanno asso e 4 in mano.
Terzultima mano, scende il re di denari. L’asso di bastoni, sicuro di non essere giocato in quel momento inutile, continua a immaginarsi eroe di giornata. Ma mentre pregusta il sapore della gloria si sente scivolare dalle dita di Lucia che lo spedisce a conquistare quattro miserrimi punti, ai quali si aggiungono i due del fante di denari.
«Nooooo stupida incapace cosa stai facendo! Non puoi sprecare la mia forza immensa per fare sei pu…»
Una mano scorre veloce sul tavolo e lascia in sospeso l’invettiva. Diciassette punti alle donne.
Penultima mano, giù il 5 di coppe, il re alcolizzato si lascia cadere sul suo parente povero e prende la mano ma arriva il 4 di bastoni e porta tutti alla corte delle due signore.
Ultima mano, cinquantanove a cinquantuno per le donne, giunti a questo punto gli umani non hanno più bisogno di riflettere e i superstiti vengono sbattuti di colpo a centro tavola. Il 3 di denari si guarda intorno, a destra il 4 di spade, a sinistra il 6 dello stesso seme. Si sporge per vedere chi ha di fronte ma il quarto combattente sembra essere sparito, Paolo si china e lo trova in preda al panico, tremante e con il cuore impazzito sdraiato a terra vicino al campo di battaglia.Quando riappare, la sorpresa è sconvolgente: sarà proprio lui a decidere tutto. Il 2 di bastoni conquista il primo carico della sua vita e mette a segno i dieci punti decisivi. Il sogno di una vita si è finalmente realizzato e l’ex brutto anatroccolo del mazzo urla e salta spargendo lacrime di contentezza.

Ma nel bel mezzo dei festeggiamenti, una mano nervosa con unghie di un rosso brillante mette fine alla sua gioia effimera. Ancora in preda alla frenesia si ritrova di nuovo stretto fra i suoi trentanove compagni d’avventura e prima di essere inghiottito dal mazzo, gli sembra di sentire da lontano il rabbioso acuto di una donna:

“Vaffanculo 2 di merda, voglio la rivincita!»

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